INTERVISTA - «Ecco i segreti del mio archivio. I veri scandali li hanno fatti altri»  di Marco Menduni il Secolo XIX


SCANDALO? «Lo scandalo - ribatte il perito Gioacchino Genchi, nel mirino del premier Berlusconi per il maxi-archivio di utenze telefoniche - lo dà piuttosto chi si intesta decine di utenze coperte dal segreto parlamentare e le dà agli amici». Gioacchino Genchi è l’uomo del giorno. È il perito nel mirino delle polemiche, il grande esperto dell’inchiesta Why Not di Luigi De Magistris, l’uomo indicato da Silvio Berlusconi come «la persona che ha messo sotto controllo 350 mila telefoni». E il suo archivio, per il presidente del Consiglio, è «il più grande scandalo della storia della Repubblica». Lui non ci sta. E insiste ancora: «Forse sono altri che danno scandalo. Ad esempio quel parlamentare che ha intestato a suo nome decine di schede telefoniche e le ha distribuite ai suoi conoscenti. Schede che giravano per tutta la Calabria e che non si potevano controllare, perché erano coperte dal segreto parlamentare».
Chi è questa persona?
«Sono pronto a dirlo non appena la Commissione Antimafia mi convocherà».
Non poteva essere sempre lui ad utilizzarle?
«No. C’è la prova provata. Ha partecipato a una votazione in Parlamento. E non poteva essere coperto da un “pianista”, perché era una votazione ad appello nominale. Eppure, mentre lui era a Roma a votare, altre schede telefoniche a suo nome avevano contatti inquietanti in Calabria. Ma non si sarebbero mai potute intercettare se non chiedendo l’autorizzazione alla sua Camera. Come dire? A quel punto non sarebbe servito a nulla».
Ecco. L’hanno accusata di aver intercettato senza autorizzazione il telefono dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella.
«Premessa: io non ho mai fatto intercettazioni in vita mia. Ho solo controllato dei numeri di telefono e dei tabulati. Cioè ho ricostruito chi parlava con chi. Ma mai ho ascoltato una telefonata in vita mia».
Però il caso Mastella l’ha tenuto sulla corda...
«Il Ros dei carabinieri non ha saputo nemmeno acquisire correttamente l’intestatario dell’utenza cellulare di Mastella, che non era da tempo intestata alla “Camera dei Deputati” ma al Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ndr) quando ne sono stati acquisiti i tabulati. Mai e poi mai avrei potuto ipotizzare o supporre, quando ho acquisito il tabulato, che quel numero fosse di Mastella. Peraltro non mi sarebbe servito a nulla. Posto che avessi voluto dimostrare i contatti di Mastella con Saladino (Antonio, imprenditore e tra i protagonisti della vicenda giudiziaria di Why Not, ndr), questi sarebbero già emersi dal tabulato di quest’ultimo».
Poi c'è la vicenda delle utenze riservate dei servizi segreti che sarebbero contenute nel suo archivio.
«Mi è sembrato sin da subito che preludesse ad un tranello l’equivoca ed indeterminata asserzione del dottor Dolcino Favi (il procuratore generale di Catanzaro che ha avocato l’inchiesta Why Not, ndr) secondo cui io avrei detenuto “documentazione riservata ed in un caso almeno anche classificata”».
Non era così? Non ha controllato l’utenza di uomini dell’intelligence?
«Non ho eseguito alcuna acquisizione di tabulati dell’utenza cellulare riferita a Massimo Giacomo Stellato (capocentro del Sismi a Padova, ndr) e indicata nella delega del dottor Favi al Ros. E non ho mai nemmeno rilevato l’utenza, nemmeno in modo indiretto, nei tabulati da me acquisiti, fino al momento della revoca dell’incarico».
Un numero di telefono, quello di Stellato, che il Secolo XIX ha provato a comporre. Risulta però disattivato.
Genchi, quella dei numeri riservati degli 007 è però una delle accuse che le viene rivolte con maggior clamore.
«In questi giorni si sono aggiunte non poche inesattezze sul numero dei tabulati da me acquisiti, come quelle sulle “utenze coperte dal Segreto di Stato”. Che ancora non capisco come avrei potuto individuare. Sempre che esista un “Segreto di Stato” sui numeri telefonici».
Non esiste?
«Hanno forse un prefisso particolare? Hanno una intestazione particolare? C’è qualche indicazione che mi è sfuggita e che fa riferimento al “Segreto di Stato”?».
Sull’ampiezza del suo dossier? Del suo archivio “segreto”?
«Sul numero delle utenze acquisite, 792, debbo precisare che in capo a diversi soggetti è stata accertata la disponibilità di diverse utenze telefoniche, con le quali sono state nel tempo utilizzate decine e decine di Imei, con l’ulteriore utilizzazione di decine e decine di altre sim. Quasi sempre intestate a soggetti terzi, appartenenti cioè a reti straniere, o intestate ad Enti, alla Regione Calabria ed altri uffici. È conseguita un’acquisizione di dati di traffico assolutamente ridotta e selettiva».
Però questa “selezione” poi si è ampliata...
«Si è stati costretti ad ampliarla solo dopo le acquisizioni della Procura della Repubblica di Reggio Calabria sulle gravissime fughe di notizie sulle indagini sull’omicidio Fortugno e sulla strage di Duisburg, la faida di San Luca. Anche a seguito delle vibrate denunce del Procuratore Nazionale Antimafia».
Il suo, insomma, è stato solo estremo scrupolo professionale.
«In un procedimento penale non si può certo indugiare con dei pressapochismi nell’attribuzione di una data utenza ad un dato soggetto, specie quando possono discendere delle conseguenze. Ricordo un paio di casi».
Quali sono?
«Quello delle indagini sulla cosiddetta banda della Magliana. Danilo Abbruciati, esponente di spicco della criminalità romana, era ritenuto autore dell’attentato al vicepresidente del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone. Da controlli frettolosi risultò che Abbruciati avesse chiamato, prima dell’attentato, il procuratore generale della Cassazione Ferdinando Zucconi Galli Fonseca».
Risultò poi che non era così.
«Ma la vicenda ha suscitato interventi parlamentari, atti di sindacato ispettivo, interventi del Csm, impugnative del Procuratore generale della Cassazione, decisioni delle Sezioni Unite, iniziative disciplinari del Ministro della Giustizia, oltre alle polemiche politiche, alle querele ed agli strascichi giudiziari e parlamentari, protrattisi per quasi venti anni. Sta di fatto che le indagini hanno dissipato ogni sospetto su Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, escludendo in modo categorico l’esistenza di contatti telefonici con l’Abbruciati. Poi c’è il caso Biagi».
Marco Biagi, ucciso dalle Br.
«Come si ricorderà, prima di essere ucciso aveva denunciato di avere ricevuto delle minacce telefoniche. Biagi aveva pure informato vari politici, oltre al Presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, al sottosegretario al ministero del Welfare, Maurizio Sacconi, a Stefano Parisi, direttore di Confindustria, a Roberto Maroni, ministro del Welfare, al prefetto di Bologna Sergio Iovino. Nessuno lo ha scritto, in molti lo hanno pensato e qualcuno lo ha pure detto (incautamente). Biagi stava passando per un mitomane, che aveva denunciato le minacce per avere la scorta e beneficiare di alte considerazioni».
Non fu così, evidentemente.
«Mesi dopo l’omicidio e le dimissioni del ministro Claudio Scajola si è scoperto che gli accertamenti svolti sui tabulati delle utenze erano stati fatti in modo errato e parziale e che le telefonate di minaccia vi erano state, proprio come le aveva denunciate il consulente , senza essere creduto».
Poteva essere evitato, quell’omicidio.
«A parte le sorti politiche del ministro Scajola, costretto alle dimissioni per delle dichiarazioni che mai avrebbe fatto se fosse stato correttamente informato, penso a come si sarebbe potuto certamente evitare l’omicidio del professor Biagi, se le autorità di pubblica sicurezza di Bologna e di Roma fossero state correttamente informate sulle telefonate».


Gandalf
1/27/2009 04:52:03 pm

A prima vista sembrerebbe che sia l'ennesima strategia comunicativa, che il premier Silvio Berlusconi conosce benissimo come vincente, per conquistare sempre più consensi. Gioacchino Genchi, l'uomo dei telefoni e delle intercettazioni, anche ieri sera nella puntata di Matrix, si è difeso dicendo e ripetendo quello che già aveva detto alla stampa qualche giorno fa.
"Il mio ruolo ed il dovere di riservatezza connesso alle mie funzioni non mi consentono di replicare alle vili aggressioni che sto subendo, soltanto per avere fatto il mio dovere, con scrupolo, onestà ed indipendenza e solo al servizio della Giustizia. Di una Giustizia che oltre al rigore della Legge sapesse affermare i principi costituzionali di uguaglianza. Purtroppo ho dovuto prendere atto che da un certo tempo a questa parte in Italia la Legge non è più uguale per tutti". Questo è quanto aveva detto in primo momento, poi si è deciso a parlare ed a difendersi per bene e la sua difesa è ritenuta credibile e spesso rafforzata da esempi di successo investigativo. Sembra emergere la figura di uno che ha solo fatto il suo dovere, lavorando per lo Stato.
Voglio crederci e sto con Genchi.

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     Intervista a Luigi    De Magistris  del 17 marzo 2009  Candidato indipendente    dell ' Italia dei valori

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    May 2009
    January 2009

    Sono nato a Castelbuono (PA) il 22 agosto 1960.
    Sono sposato ed ho tre figli: Niccolò, Francesca e Walter.
    Il mio paese è una ridente località della provincia di Palermo, situata alle pendici delle "Madonie". Castelbuono è un paese con grandi tradizioni di democrazia, cultura, civiltà e legalità.
    Sono legato al mio paese e l’essere castelbuonese è la cosa di cui mi sento più orgoglioso.
    Da ragazzo mi sono formato nella libreria di mio padre, centro di ritrovo dei letterati e degli studiosi del paese. Quella libreria per me è stata la prima, vera e più importante “scuola”.
    Ho conseguito il diploma di maturità con 60/60.
    Dopo il diploma, viste le non troppo floride condizioni economiche della mia famiglia, ho iniziato a lavorare per un'azienda specializzata del centro Italia nel settore informatico.
    Così mi sono mantenuto negli studi universitari ed ho conseguito la laurea in Giurisprudenza con 110/110 e la Lode Accademica, all'Università degli Studi di Palermo.
    Nel corso degli studi universitari, oltre alle materie ordinarie del piano di studi (conseguite quasi tutte col massimo dei voti), ho frequentato ben 10 “corsi liberi” in materie storico-giuridiche, tutti superati con “30 e Lode”.
    Ho intrapreso la carriera forense ed ho conseguito l’abilitazione all'esercizio della professione di “Avvocato”. Ho pure conseguito l’abilitazione all’insegnamento di materie giuridiche.
    Nel 1985 ho superato il Concorso di Funzionario della Polizia di Stato.
    Dall’ingresso in Polizia ho diretto diversi uffici (la Zona Telecomunicazioni per la Sicilia Occidentale, il Nucleo Anticrimine per la Sicilia Occidentale, il Centro Elettronico Interregionale di Palermo, ecc.).
    Su incarico del Consiglio Superiore della Magistratura ho tenuto dei corsi di formazione e di aggiornamento per Magistrati e Uditori Giudiziari. Altri corsi ho tenuto per gli Avvocati, su incarico delle Camere Penali.
    Ho pure insegnato nelle Scuole di Polizia ed ho tenuto diversi interventi presso alcune Facoltà Universitarie.
    Dal 1996 ho svolto l’incarico di consulente tecnico dell’Autorità Giudiziaria in importanti indagini e processi penali.
    I risultati del mio lavoro sono consacrati in centinaia di ordinanze, di sentenze e di pronunce della Corte di Cassazione.
    Per una scelta puramente deontologica sono in aspettativa non retribuita dal giugno del 2000 dal Ministero dell'Interno.
    Ho così pure rinunciato volontariamente alla carriera in Polizia, quando ricoprivo già da oltre cinque anni la qualifica di Vice questore aggiunto.
    Nell’assolvere agli incarichi giudiziari che mi sono stati affidati ho sempre e solo servito lo STATO e la GIUSTIZIA, nello strenuo tentativo di ricerca e di affermazione della VERITA’.
    Per questo e solo per questo so di avere molti nemici e parecchi interessati detrattori.
    So pure di avere molti amici che mi stimano e mi vogliono bene.
    La loro solidarietà, l’affetto dei miei familiari e la pulizia morale della mia coscienza, mi danno la forza di continuare nel mio lavoro, con l’onesta, la tenacia, l’entusiasmo e l’indipendenza, che mi hanno accompagnato e caratterizzato sin dal primo giorno.

    http://www.gioacchinogenchi.it



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